"Core Stability" e flessibilità della colonna vertebrale
Il concetto di “Core” (o nucleo), sta ad indicare il centro funzionale e di sostegno dal quale si sviluppano i movimenti del nostro corpo. In altri termini può essere così definito:
“É rappresentato dal complesso coxo-lombo-pelvico e costituisce il centro della catena cinetica da cui si dipartono tutti i movimenti che vengono trasmessi agli arti superiori ed inferiori.” (Martinelli et al., 2010)
Secondo la divisione di Bergmark (1989), il “Core” può essere suddiviso in due sistemi muscolari distinti, ma interdipendenti:
Il sistema muscolare locale:
- Trasverso addominale
- Multifido
- Obliqui interni
- Diaframma
- Muscoli del pavimento pelvico.
Il sistema muscolare globale:
- Retto addominale
- Obliqui esterni
- Erettore della colonna
- Quadrato dei lombi.
Sistema muscolare locale
Principi generali
Sebbene siano state fatte diverse classificazioni, non esiste un muscolo più importante di un altro (Mc Gill, 1999), ma la muscolatura globale e locale devono collaborare insieme per creare stabilità dinamica e permettere alla colonna di potersi muovere sui diversi piani dello spazio in maniera armonica ed efficente. (Bergmark, 1989). D’altra parte un eccessivo sovrallenamento dei muscoli globali senza un sufficiente livello di funzionalità dei muscoli locali potrebbe creare una situazione di disequilibrio in cui un’elevata produzione di forza non può essere controllata da una base stabile andando ad incidere negativamente sulle singole strutture. (Norris, 1995). Per questo, per la stabilità della colonna, risulta importante la co-contrazione dei muscoli che circondano la zona lombare (Richardson et al., 1990).
A tal proposito il modello di Panjabi (1992), ci dimostra come, da un lato il concetto di “Core” interessi vivamente il buono stato della colonna vertebrale, dall’altro come sia fondamentale, per la stabilità e la salvaguardia di tale parte, l’interazione tra diverse componenti.
Queste componenti possono essere distinte in:
- Passive
- Attive
- Di controllo neurale
Secondo tale modello la stabilizzazione della colonna è essenzialmente dipendente (oltre che dalle strutture passive quali legamenti e forma delle ossa) dalla capacità del nostro sistema muscolare di contrarsi al momento opportuno. Questa contrazione è indispensabile per proteggere la cosiddetta “zona neutra” (1992), e cioè quella regione in cui le difese passive dell’articolazione sono maggiormente interdette. In altre parole, ciò sta a significare che l’area della colonna lombare è intrinsecamente instabile (Richardson and Hodges, 1997). La curvatura lombare assume il suo apice a livello di L3, vertebra priva di legamenti che la collegano al bacino. (Anche a livello di L4-L5 si nota la mancanza dei sistemi di controllo passivio). Quindi il suo equilibrio deriva dal mantenimento dell’orizzontalità del disco L3-L4, dalla sua posizione al centro del corpo ed affida la sua stabilità al supporto della contrazione muscolare (Martinelli e Parodi, 2008), la quale deve essere modulata attraverso le giuste interazioni, in modo tale da non creare momenti in cui le contrazioni siano troppo forti ( rigidità) o troppo deboli (mancanza di stabilità).
Funzioni
Alla luce di quanto detto, tra le funzioni del “Core” possiamo annoverare le seguenti:
- L’incremento della sua stabilità offre protezione per la colonna vertebrale, riducendo i carichi a livello delle articolazioni intervertebrali (Farfan, 2006). Questo è sostenuto anche dal fatto che la maggior parte degli infortuni della parte bassa della schiena sono il risultato di sforzi eccessivi che gradualmente, ma progressivamente riducono la tolleranza del tessuto muscolare che sarà sempre più esposto all’infortunio (Mc Gill, 1999).
- Un corretto reclutamento della muscolatura locale, che si manifesta attraverso un’attivazione anticipatoria di tali muscoli, comporta l’instaurarsi di aggiustamenti posturali, che collocano il corpo nella posizione migliore per affrontare gli squilibri creati da situazioni che prevedono movimenti complessi, come i gesti atletici. (Martinelli et al., 2010).
- Di conseguenza aumenta il sostegno dell’intera struttura che può permettere ai segmenti corporei delle estremità superiori ed inferiorei di muoversi più o meno velocemente (Martinelli et al., 2010).
Pavimento pelvico
Come abbiamo visto in precedenza nella classificazione della muscolatura del “Core”, all’interno del sistema muscolare locale è presente anche il pavimento pelvico.
Esso si può definire come l’insieme delle parti molli che chiudono in basso il bacino e che contiene gli organi pelvici. La sua forma ricorda quella di un’amaca.
Anatomicamente è delimitato posteriormente dal coccige, lateralmente dagli ischi e anteriormente dal pube, mentre sul piano antero-posteriore e latero-laterale ha una forma a losanga e si può dividere in due triangoli, uno anteriore o urogenitale ed uno posteriore o anale.
Muscoli del pavimento pelvico
La muscolatura del pavimento pelvico è divisa in tre diversi strati:
Parte superficiale e intermedia.
- Formata da fasci muscolari disposti a “croce”, messi in modo tale da unire i due ischi e il pube con il coccige. Questi due strati sono costituiti prevale prevalentemente dal muscolo bulbo cavernoso, muscolo trasverso superficiale e profondo del perineo.
Muscoli profondi del pavimento pelvico. Il Piano profondo (o diaframma pelvico).
- Lo strato profondo è costituito principalmente dal muscolo elevatore dell’ano e dal muscolo pubo- coccigeo.
Funzioni
Il pavimento pelvico, come parte integrante del core, assicura stabilità al corpo insieme alle strutture muscolo scheletriche del tronco, come la colonna vertebrale. Inoltre il controllo di tale regione insieme ad un allineamento ottimale della colonna, assicura un trasferimento efficiente dello sforzo attraverso il tratto lombare che risulta protetto, aumentando la precisione nelle attività dinamiche. Ogni volta che un arto superiore o inferiore si muove, le strutture biomeccaniche della regione pelvica e/o del tronco si attivano per controbilanciare la parte che si muove. Così il movimento diventa armonico, preciso e funzionale. Ne deriva che in alcune condizioni funzionali, come afferrare un oggetto con le mani, si contraggano anche i muscoli del pavimento pelvico.
La colonna vertebrale
La colonna vertebrale rappresenta l’asse portante del nostro corpo, è coinvolta nell’equilibrio posturale, nel trasmettere l’azione e nel coordinare i movimenti tra gli arti superiori ed inferiori.
Struttura
È costituita da:
- 24 vertebre mobili
- 9 /10 vertebre fuse che formano il sacro e il coccige
- Dischi fibro-cartilaginei, connessi per mezzo di robusti legamenti e sorretti da forti masse muscolari.
Nonostante le vertebre presentino differenze possiamo descrivere la composizione di una vertebra tipica. Essa è formata da:
- Corpo: porzione anteriore cilindrica.
- Arco vertebrale: porzione posteriore da cui partono un processo spinoso, due processi trasversi e quattro processi articolari (due superiori e due inferiori).
- Disco intervertebrale: è un disco di cartilagine fibrosa che racchiude al centro un nucleo di sostanza gelatinosa formata per 80% da acqua, e da proteoglicani.
Tra le funzioni del disco annoveriamo:
- Articola tra loro la maggior parte delle vertebre mobili (ad eccezione delle prime due cervicali)
- Ammortizza i carichi a cui la colonna è sottoposta sia da ferma che durante i movimenti del tronco
Curve fisiologiche
Le curve fisiologiche sono fondamentali per consentire la posizione eretta in quanto distribuiscono il carico tra le vertebre aumentando la capacità di sostenere il peso dell’intero corpo e di eventuali carichi esterni. Senza di esse non potremmo compiere movimenti di media e grande ampiezza o nelle diverse direzioni nello spazio come: la flessione in avanti, l’estensione in dietro, l’inclinazione laterale, la rotazione a destra e sinistra, i movimenti combinati.
- Si chiamano lordosi le due curve concave posteriormente che si trovano a livello cervicale e lombare. (Dal punto di vista funzionale possiamo annoverare tra le lordosi anche il cavo popliteo e l’arco plantare).
- Cifosi le due curve convesse posteriormente che corrispondono alla colonna dorsale e al sacro.
Alcuni possibili infortuni a livello lombare
In queste brevi note, daremo solo alcuni cenni generici sugli infortuni a carico della colonna lombare, rimandando il lettore interessato alle problematiche riguardanti il rachide, ad altri scritti, ampiamente reperibili in letteratura scientifica.
Lombalgia meccanica
Dolore localizzato al tratto lombare del rachide in assenza di segni di sofferenza delle strutture anatomiche coinvolte, che insorge a causa dell’incapacità della colonna vertebrale a distribuire correttamente e sopportare il carico. (Poggini, 2012).
Cause:
- Bacino fisso in antiversione: le curve della colonna tendono ad accentuarsi e tutto il peso grava sul tratto lombare.
- Bacino fisso in retroversione: le curve tendono ad appiattirsi fino a scomparire provocando irrigidimento di tutta la colonna vertebrale.
Discopatia
Processo degenerativo del disco intervertebrale dovuto a compressione costante che non gli permette il recupero dei liquidi persi. In questo contesto il disco non svolge più la sua funzione di “cuscinetto”.
Cause:
- Muscoli della catena posteriore ipertesi
- Lavoro di tali muscoli in costante contrazione e accorciamento.
Pressione sul terzo disco lombare in base alla posizione assunta. (Nachesom, 1973).
Ernia del disco
Spostamento del nucleo polposo dal centro del disco alla periferia a causa della fessurazione dell’anello fibroso.
Cause:
- Continue e ripetute sollecitazioni meccaniche in posizioni non fisiologiche
- Movimenti di flessione ed iperestensione associati alla torsione
Sciatica
Dolore legato alla compressione delle radici del nervo sciatico, il più lungo nervo del corpo che decorre lungo la faccia posteriore della coscia e postero-laterale della gamba, fino al piede, a causa del disco intervertebrale degenerato o prolassato.
Sindrome del piriforme
Compressione meccanica del nervo sciatico a causa dell’irrigidimento e del conseguente aumento di volume del muscolo piriforme che provoca dolore dorso - lombare o gluteo che può irradiarsi fino all’arto inferiore.
Prevenzione
Per evitare di incorrere in una di queste problematiche a carico della colonna lombare è bene porre l’attenzione sugli aspetti preventivi che non dovrebbero mai essere messi in secondo piano durante un lavoro di allenamento. Possiamo tracciare i seguenti principi:
- Rispettare le curve fisiologiche durante il lavoro statico e/o dinamico ricercando l’allineamento lungo l’asse centrale del corpo.
- Mantenere la flessibilità e la mobilità della colonna evitando zone di rigidità e sovraccarico.
- Accompagnare i movimenti ad una respirazione fluida.
- Stabilizzare attivamente la colonna lombare grazie all’uso corretto della muscolatura, privilegiando la pre-attivazione della della muscolatura profonda rispetto a quella superficiale.
Riassumendo
- Il “Core” rappresenta il centro di smistamento dei movimenti che viaggiano su linee miofasciali dal centro verso la periferia attraverso il coinvolgimento di più articolazioni (Andorlini,2014).
- Il suo allenamento è importante per effettuare movimenti precisi ed efficienti
- La sua stabilità è essenziale per proteggere la colonna vertebrale e assicurare, attraverso la sua preattivazione, il miglior posizionamento del corpo per esprimere un movimento.
- La colonna vertebrale, che funge da asse portante del corpo, trasmette i movimenti dal centro agli arti.
- La mancanza di interazione delle parti, unita al costante sforzo che la colonna deve sopportare, oltre ad un movimento poco efficiente, può causare problemi al rachide di svariata natura.
Bibliografia
- Martinelli, E., Banducci, V., Del Gaudio, E., Prosperini, V. (2010). Core stability e sport. Chinesiologia n. 2, art. 4
- Marchese, D., D’Andrea,M., Foceri,A., Valente,R., Inzitari,G.A.M. Amendola, Iocco,M. (2008). Valutazione dell’efficacia del trasefrimento energetico capacitivo e resistivo nella sindrome del piriforme: prime esperienze. Eur Med Phys; 44 ( Suppl.1 to No.3)
- Biggi, F., Di Fabio, S., Marchini,C. (2011). La sindrome del piriforme. Lo Scalpello, 25:41-44
- Mézières, F. (1967). Ritorno all’armonia morfologica con una rieducazione specializzata. Su nuove nozioni ricostruiamo la cinesiologia.
- Parodi, V., Martinelli, E. (2006) Trattamento chinesiologico del LBP: patomeccanica dei costituenti rachidei. Chinesiolgogia n.3, art 2.
- Martinelli, E., Parodi, V. (2008). Patomeccanica del disco. Chinesiologia n.1, art.2
- Martinelli,E., Raimondi, P., Parodi, V. (2006). Biomeccanica della postura nelle lombalgie. Chinesiologia n.2, art 7.
- Federici, A., et all. (2008). Prevenzione, riattivazione, rieducazione del rachide:protocollo con pallone di Bobath e protocollo con metodo integrato. Due interventi a confronto. Chinesiologia n.1, art.1
- Hanney, W.J., et all. (2014). Strenght and Conditioning. Per una scienza del movimento dell'uomo. AnnoIII- Numero 8. (pp.75-79)
- Martinelli, E., Parodi, V. (2008). La componente biomeccanica della postura umana. Chinesiologia n.1, art. 4.
- Paganotti, C., et all. (2012). Ri-educazione perineale coni vaginali. Un approccio olistico al pavimento pelvico.
- Mc Gill, S.M. (1999). Stability: from biomechanical concept to chiropratic practice. J. Can Chipor Assc. Vol. 43 (pp. 75-88)
- Andorlini, A. (2014). Oltre l’allenamento. 3. Corpo. Movimento. E corpo in Movimento. Ovvero: Strumento e Mezzo. E Fine. Ed.: Strength e Conditioning. Anno III-Numero 8, (pp.31-39).
- Spinal Stabilization Training: The Transverse Abdominus. Journal of Bodywork and Movement Therapies (1998) 2(4), 218–223 © Harcourt Brace & Co. Ltd 1998.
- Richardson, C., Toppenburg, R., Jull, G. (1990). An initial evaluation of eight abdominal exercises for their ability to provide stabilisation for the lumbar spine. Australian Journal of Physioterapy, 36, 6-11.
- Norris, C.M., (1995). Spinal Stabilisation. An Exercise Programme to Enhance Lumbar Stabilisation. Physiotheapy, Vol. 81, n.3
- Bergmark, A. (1989). Stability of the lumbar spine: A study in mechanical engineering, Acta Orthop. Scad. (suppl. 230), Vol. 60, p.1
- Panjabi, M.M. (1992) The Stabilizing System of the Spine. Part 1. Function, Dysfunction, Adaptation, and Enhancement. Journal of spinal disorders e techniques. Vol 5, n.4
- Panjabi, M.M. (1992). The Stabilizing System of the Spine. Part 2. Neutral Zone and Insatability Hypothesis. Journal of spinal disorders e techniques. Vol 5, n.4
- Hodges, P.W., Richardson, C.A. (1997). Feedforward contraction of transversus abdominis is not influenced by the direction of arm movement. Exp Brain Res.,114:362-70 .
- Farfan, H.F. (2006). Principi di biomeccanica della colonna vertebrla enegli sport. Gruppo di studio della scoliosi e dell patologie vertebrali (GSS), fascicolo 1, (pp.110-116).
- Bricot, B. (1999). La riprogrammazione posturale globale. Ed. Statipro.
Sitografia
- Poggini, L. (2012). Le curve fisiologiche della colonna vertebrale: un aiuto prezioso per i danzatori. https://giornaledelladanza.com (accessed 15/07/2014).
- Poggini, L. (2012). Il disco intervertebrale e il mal di schiena: troppo “peso” sulla colonna lombare. https://giornaledelladanza.com (accessed 12/07/2014).
- Tartaglini, F. Sindrome del piriforme e sciatica. https://iobenessere.it (accessed 18/07/2014).
- https://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/disco-intervertebrale.html
- Elvio, A. Core stability e allenamento. https://www.calciatori.com/notizie/core-stability-e-allenamento
- https://f-marc.com/11plus/esercizi/
- https://www.centropavimentopelvico.it/