Principi osteopatici in ambito viscerale
L'osteopatia viscerale nacque con A.T.Still che, nei suoi scritti, descrive la cura di varie affezioni di natura digestiva, respiratoria, urogenitale. In Europa le tecniche manipolative degli organi addominali vennero applicate già alla fine dell'Ottocento. Jacques Weischenk fu autore di uno dei primi libri sull'argomento nel 1982 e le sue teorie vennero ulteriormente sviluppate. In seguito, l'osteopata J.P. Barral, contribuì alla diffusione dell'osteopatia e della manipolazione viscerale in tutto il mondo.
Al principio, Barral lavorava principalmente applicando la manipolazione strutturale, finchè un giorno, trattò un paziente affetto da lombalgia, il quale tornando dopo tre settimane, riferì di sentirsi meglio, ma non grazie alle cure prestategli da Barral, bensì grazie al trattamento di un "conciaossa" che gli aveva "fatto qualcosa allo stomaco". Incuriosito, Barral cercò di scoprire il rapporto tra gli organi viscerali e la colonna vertebrale. Lavorando all'epoca in un ospedale, poté constatare, mentre eseguiva delle dissezioni, che i modelli di movimento degli organi interni risultavano collegati alla colonna vertebrale. Inoltre gli capitò di percepire il movimento di un organo interno di un paziente mentre quest'ultimo era immobile, e da qui cominciarono le sue ricerche sulla "motilità".
Collaborando con il dr. Arnaud, specialista in malattie polmonari ed esperto di dissezioni, Barral trovò la corrispondenza tra i modelli di stress nei tessuti dei cadaveri e la biomeccanica nei soggetti viventi, in particolare le tensioni causate da restrizioni e tessuti cicatriziali nel polmone, che potevano persino modificare la struttura ossea del rachide. Quindi, si rese conto dell'interrelazione esistente tra i vari sistemi di funzionamento del corpo umano.
Il movimento dello scheletro, infatti, deriva dall'attività muscolare volontaria che ha origine nel sistema nervoso centrale. Le strutture scheletriche, tenute assieme da un sistema di articolazioni, vengono fatte muovere dai muscoli. La natura di queste articolazioni determina gli assi e l'ampiezza dei movimenti volontari. Così, come le articolazioni scheletriche, esistono anche "articolazioni viscerali", che determinano assi e ampiezze per il movimento degli organi. Esse hanno in comune, con quelle scheletriche, superfici di scorrimento e sistemi di attacco, mentre la differenza consiste nell'assenza di inserzioni muscolari che forniscono la forza motoria. Gli organi o visceri in buona salute possiedono un movimento fisiologico che si può dividere in due componenti:
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Mobilità viscerale. È il movimento passivo o attivo visibile di una struttura che si verifica in risposta al movimento volontario o al movimento del diaframma nella respirazione.
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Motilità viscerale. È la possibilità dell'organo stesso di muoversi ed è il risultato di una reminiscenza cellulare del movimento embriologico, poiché, gli organi, nella motilità, riproducono la loro migrazione embriologica. Il movimento è un'oscillazione fra un'accentuazione del movimento embriologico e un ritorno alla posizione di origine.
Alla luce di questi principi, tutte le patologie dei visceri hanno come risultato delle "fissazioni" (anche dette lesioni o strain) che non permettono all'organo in questione di muoversi liberamente nella sua cavità.Tali fissazioni possono essere definite:
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"Funzionali", se viene interessata solo la funzione dell'organo.
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"Posizionali", se variano le relazioni anatomiche degli organi e le loro articolazioni si modificano, con possibilità che l'organo resti bloccato ad un'altra struttura.
Quindi le "fissazioni viscerali articolari" hanno come conseguenza una perdita di "mobilità" e di "motilità" a causa dell'insufficiente scorrimento dell'organo sulle strutture contigue. In particolare, quando esse portano a una riduzione della motilità, ma la mobilità resta invariata si formano delle fissazioni articolari dette "aderenze". Se invece sono influenzate sia la mobilità che la motilità, si chiamano "restrizioni". (Esse sono di solito la conseguenza naturale di processi di guarigione che comportano la distruzione locale delle fibre tissutali normali e la loro sostituzione con tessuti granulari relativamente poco elastici, intorno ai quali l'organo si muoverà. Questo avviene perché il corpo deve compensare quelle situazioni che portano a un problema funzionale e strutturale).
In caso di malattia, infatti, l'equilibrio energetico locale o sistemico viene turbato. Questi scambi energetici si verificano sia al nostro interno che nella nostra relazione con l'ambiente. Ogni limitazione, non importa quanto piccola, implica un indebolimento dell'organo. In altre parole, un piccolo disturbo del movimento, ripetuto per mesi o anni milioni di volte, può provocare problemi che sembrano sproporzionati rispetto alla causa che li ha provocati. Questo è confermato dalla legge della progressione geometrica:
"Da cause minori derivano effetti maggiori che possono trovarsi distanti dalla fonte che li ha provocati. La modificazione del movimento che ne consegue può apportare mutamenti significativi sia sull'organo stesso che alle strutture collegate".
Le fissazioni (anche definite viscero-spasmi) interessano prevalentemente gli organi cavi che hanno una doppia muscolatura liscia, formata da fibre che in condizione di riposo sono completamente rilassate, mentre, durante il movimento, si contraggono alternativamente. L'irritazione di un gruppo di queste fibre può indurre in esse uno spasmo che porta a una stasi nel transito e l'organo ha difficoltà nel compiere le sue funzioni. Così la motilità ne risulta ridotta e la manifestazione sembra assomigliare ad una contrazione muscolare che coinvolge l'organo propriamente detto. La mobilità invece viene diminuita nel momento in cui vengono interessate le inserzioni dell'organo, in quanto variano le relazioni anatomiche a seconda delle variazioni del movimento volontario dello scheletro.
In più, il movimento degli organi interni è influenzato anche dal sistema nervoso autonomo e comprende il movimento diaframmatico, cardiaco e peristaltico nonché i meccanismi ad arco riflesso che raggiungeranno gli altri segmenti. Tali riflessi hanno un ruolo nel tono dell'organo e nella sedazione degli spasmi. Gli stimoli ecciteranno tutto il midollo spinale e i diversi centri cerebrali. Quando è presente una fissazione su un segmento vertebrale, tutti i tessuti che dipendono da questo metamero non hanno più un tono né una circolazione arteriosa, venosa, linfatica, extracellulare idonei, tanto che il minimo traumatismo, il più modesto fattore di scompenso avranno il potere di provocare una lesione sproporzionata alla causa.
CATENE LESIONALI
A causa delle relazioni di organi e sistemi all'interno del corpo osserviamo a volte vere e proprie lesioni a catena o catene lesionali. Le strutture inserite nell'organo perdono la loro normale distensibilità e danno origine a una lesione. Ciò può essere conseguenza di traumi diretti o indiretti oppure secondario rispetto a uno stato infiammatorio. Queste catene possono essere costituite da ogni combinazione di legami tra organi, muscoli, fascia e ossa. Quando la struttura di questi tessuti viene modificata, si crea un'area di maggiore tensione meccanica che costituisce il punto di partenza delle catene lesionali ed esercita un effetto negativo nei confronti di tutte le strutture circostanti influenzando l'asse di movimento degli organi e la direzione delle linee di forza del corpo. Quindi un tessuto leso non rimane isolato, ma una lesione ne crea un'altra contigua e così via, fino a quando compare un sintomo. Simili disequilibri hanno luogo in fasi e sono associate con il perenne stato di cambiamento del corpo. Fin tanto che è possibile la compensazione, il problema progredisce in maniera impercettibile, ma quando tutti i processi di adattamento sono esauriti, compare il sintomo. Inoltre, a causa del processo lesivo a catena, un sintomo può comparire lontano dalla lesione primaria.
Attraverso la manipolazione viscerale è possibile attivare determinati stimoli che portano alla produzione di alcuni neurotrasmettitori del cervello, tra cui le endorfine, e la serotonina, che a loro volta stimolano altri centri, come l'ipotalamo, la ghiandola pituitaria, la tiroide e le surrenali, producendo secrezioni ormonali utili nella gestione della sintomatologia.
Al fine di rendere efficace la manipolazione viscerale, è necessario quindi che la risposta coinvolga l'intero corpo. Per diffondere l'effetto in tutto l'organismo, risulta necessario stimolare e utilizzare il sistema nervoso anche attraverso il lavoro sui plessi. Tra essi, il plesso celiaco (chiamato anche "cervello addominale") regola tutti gli organi addominali. Quando un plesso è in uno stato di iperattività, libera l'energia che ha in eccesso in modo da raggiungere un nuovo l'equilibrio. A seconda del paziente, questo rilascio può andare al sistema muscolo-scheletrico, cranio-sacrale o viscerale. Se una struttura è debole tenderà a essere eccessivamente stimolata e influenzata negativamente da questo rilascio. Per esempio, nei casi di gastrite con un plesso celiaco iperattivo, lo stomaco riceverà la parte più grande del rilascio dal plesso, il che esacerberà la gastrite, portando a un'ulteriore stimolazione del plesso celiaco e così via, in un circolo vizioso. Il plesso celiaco è integralmente collegato alle emozioni. Molto spesso la prima risposta emotiva del corpo passa attraverso questo plesso, ripercuotendosi sotto forma di spasmi sugli organi. Questa risposta non rappresenta di solito un pericolo per l'organismo, al contrario, dà alla mente una via per eliminare parte della tensione emotiva. Tuttavia, se questo meccanismo perdura o diventa cronico influenzerà negativamente il corpo.
"Qualunque tessuto o organo coinvolto, possono di riflesso formare una lesione osteopatica patologica segmentale al proprio livello di innervazione somatica. Sono lesioni viscero-somatiche (...). La totalità del corpo può manifestare paura o dolore. Si tratta di un campo di energia enorme. Shock energetico. Può ciò dare vita a lesioni osteopatiche? (...). Può accadere per ogni emozione (...). È un problema concreto. (...). Valutate il campo energetico riversato nel paziente dall'esterno e tenete conto anche dei fattori all'interno (nel loro ragionamento conscio e nel sistema nervoso) che conducono il corpo verso la creazione di tale campo energetico." (Rollin Becker).
BIBILOGRAFIA
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Tuscano S, C. (2014). Storia dell'osteopatia. Guida introduttiva di base. Ed. Libero di scrivere
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Barral, J.P, Mercier,P.(1998). Manipolazione Viscerale 1. Ed. Castello Editore
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Barral J.P., Mercier, P. (2014). Manipolazione Viscerale 2. Ed. Castello Editore
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Barral, J.P., (1999). Manipolazione Urogenitale. Ed. Castello Editore
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Becker, R.E. (2009). La vita in movimento. La visione osteopatica di Rollin Becker, D.O. Ed. Futura Publishing Society
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Becker, R.E., R.E., Brooks (2009). La quiete della vita. La filosofia osteopatica di Rollin Becker. Ed. Centro Osteopatico